Unitre, Università delle Tre Età - Sondrio
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Sintesi della lezione tenuta per l'Unitre di Sondrio dal prof. Augusto Pirola, ordinario di botanica all'Università di Pavia, sul tema:
Le piante venute da lontano

Il complesso di specie vegetali presenti in un territorio, la cosiddetta ‘flora’, si è costituito nel corso del tempo attraverso processi d’adattamento alle variazioni climatiche: le specie di volta in volta favorite dai fattori ambientali sono divenute dominanti e a danno di altre meno adatte che dovettero cedere spazio. Variazioni di questo tipo sono tuttora in atto, ma non sono avvertite facilmente dagli uomini più attenti alle piante coltivate o se spontanee di qualche utilità e in un certo senso protette.
In un territorio l’insediamento di nuove specie per via del tutto naturale è un processo lento costituito da fasi d’insediamento e diffusione assai più lunghe di una vita umana.
Da quando però le attività delle popolazioni umane, specialmente agricole prima e industriali più tardi, hanno assunto rilevanza tale da collegare con scambi di materiali territori lontani, molte specie sono state introdotte consapevolmente o casualmente in territori separati da ostacoli, come oceani, che con i propri mezzi non avrebbero mai superato.
Dalle prime migrazioni di popolazioni neolitiche dalla “Mezzaluna fertile” all’Eurasia, agli scambi commerciali tra Europa, Americhe, Asia orientale e Australia, il numero delle specie introdotte fu in continuo accrescimento. Il complesso di specie portate in Europa, il territorio che oggi ci interessa da vicino, dall’esterno costituì il folto gruppo di ‘piante esotiche’ che in misura diversa determinarono cambiamenti nella flora locale, specialmente per i territori con maggiore attività umana, fatto indicato anche con il termine di “specie antropiche”.
Il fenomeno è molto vario e non di tutte le specie si conoscono bene le fasi della loro diffusione. Perciò ci limiteremo ad illustrare una serie di esempi diversi per le cause che hanno favorito l’introduzione e la diffusione di specie esotiche e per le Terre d’origine, solitamente d’Oltremare, quindi lontane.
Possiamo già dividere in due gruppi il complesso delle specie esotiche: quelle portate per coltivazione (piante agricole, ornamentali), mantenute nei giardini o campi sotto cure particolari, quindi protette e riseminate se dimostrate utili; le altre, non scelte, ma raccolte involontariamente assieme a semi di piante da coltivare, con derrate o materiali preparati all’aperto. Queste piante sono quindi approdate nei nostri territori come veri e propri ‘clandestini’ che, dopo il lungo viaggio, vengono a trovarsi spaesate in ambienti occupati da una flora locale molto competitiva nella difesa del proprio spazio. Inutile dire che non potemmo mai sapere quante specie giunte in questo modo non ebbero la capacità di insediarsi e i loro semi, se germinarono, non produssero piante valide alla riproduzione. Alcune di queste, segnalate da botanici, non furono in seguito più ritrovate. Altre si insediano in ambienti marginali scarsamente occupati da vegetazione locale, quindi in condizioni di scarsa competitività, vale a dire suoli dissodati o disturbati.
In questi ambienti possono arrivare anche i semi spontaneamente dispersi delle esotiche coltivate.
Le nuove arrivate producono semi secondo due ‘strategie’ di riproduzione:

  1. formazione di numerosi semi per pianta, che si diffondono negli spazi liberi formando colonie notevoli per massa e numero di individui;
  2. produzione di pochi semi o separazioni di parti vegetative (bulbi, tuberi, rizomi) che formano individui robusti capaci di competere con le piante indigene.
In ambedue i casi, i semi prodotti sono sottoposti ad una forte selezione ambientale e solo quelli capaci di sopravvivere possono assicurare l’affermazione della specie e la sua diffusione.
Un’esotica che si stabilisce definitivamente tra le specie indigene, può essere considerata “naturalizzata” in ambienti con ecologia simile a quelle dei luoghi d’origine. Il raggiungimento di questa posizione, che non è propria di molte esotiche, comporta forti modificazioni delle associazioni vegetali e del paesaggio.
Le diverse situazioni indicate sono illustrate da casi concreti relativi a specie presenti anche nella provincia di Sondrio.

Augusto Pirola


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