Lezione di Augusto Pirola il 29 gennaio 2010
Turismo verde: gli orti botanici.
I numerosi itinerari turistici in Italia e in Europa attraversano paesaggi naturali e urbani carichi di storia. Tra i monumenti visitabili si trovano anche beni culturali particolari: gli orti botanici, spesso trascurati perché ritenuti troppo scientifici e di non facile comprensione. In questa lezione si tenta di dimostrare che gli orti botanici che si trovano in molte nostre città e anche in ambienti extraurbani costituiscono testimonianze delle acquisizioni scientifiche che in vario modo sono entrate nella cultura segnando le tappe storiche importanti in stretta connessione con lo sviluppo dell’arte e della scienza e in particolare della medicina nelle sue prime fasi. Il complesso degli orti botanici ci appare molto eterogeneo, ma con un inquadramento storico si possono dedurre le linee comuni e le diversità che si sono determinate attraverso il tempo per rispondere a diverse esigenze. La coltivazione di piante è di antica data, dal neolitico, circa 10000 anni fa. La coltivazione estensiva si sviluppò come agricoltura, quella delimitata in orti o giardini.
La delimitazione di spazi destinati alla coltivazione di piante, in genere alimentari, è dimostrata da reperti di epoca romana (p. es. Pompei, Ercolano). Delle piante da coltivare negli orti ne tratta diffusamente il Columella (30 d.C.) a completamento delle Georgiche di Virgilio. Quest’uso si protrasse per tutto il periodo dell'impero romano, ma con forti modificazioni e grandi abbandoni per il decadimento dell'organizzazione agricola dei territori. Le popolazioni migranti che si affacciavano ai confini dell’impero, e che vi penetravano, i barbari, avevano un’economia semplice con coltivazioni ridotte all’essenziale. La coltivazione di orti comportava insediamenti stanziali e non migranti. Nel Medioevo la tradizione della coltura delimitata in orti o giardini fu però conservata da istituzioni come i conventi e da professionisti come medici e farmacisti.
Si deve a Carlo Magno una riorganizzazione dell’agricoltura a livello di fattoria imposta mediante il Capitulare del Villis (795), un decreto che stabiliva nei dettagli le piante da coltivare e gli animali da allevare, oltre alle pratiche periodiche necessarie per ottenere l’autosufficienza delle popolazioni. Un articolo di questo decreto è completamente dedicato alla conduzione degli orti con dettagli chiaramente derivati da fonti romane.
Con il Rinascimento le università assumono funzioni culturali importanti accogliendo nelle proprie facoltà mediche gli orti medici che oltre alle piante note per la produzione di medicamenti ne coltivano altre per sperimentare, in modo particolare quelle provenienti dalle colonie insediate in Asia e nelle Americhe. La botanica continua a servire la medicina, ma si afferma come scienza autonoma e gli orti botanici del ‘700 assumono strutture più articolate. Le piante sono coltivate in settori ordinati secondo il sistema di Linneo e quelle esotiche sono protette in serre. Gli interessi sono molto più ampi.
Gli orti botanici attuali in Europa e in Italia in particolare hanno storie diverse per la data di fondazione e per le funzioni che devono svolgere. In generale hanno impostazioni naturalistiche e didattiche con lo scopo di fare conoscere piante delle nostre flore locali e le piante esotiche adattate ad ambienti molto diversi da quelli europei. Negli orti storici sono conservati settori particolari quali gli orti medici del periodo rinascimentale, ripartizioni degli spazi e serre settecentesche, piante monumentali per l’età e le citazioni meritate da parte di visitatori illustri.
Le piante esposte sono in prevalenza ordinate in collezioni tematiche e alcuni orti sono interamente dedicati alla dimostrazione della grande diversità di forme delle specie spontanee e degli ibridi ottenuti dai floricultori.
Associazioni dedicate a singoli orti, gli ‘amici dell’orto’, organizzano visite guidate, mostre tematiche e manifestazioni dedicate a eventi di rilievo per i cicli stagionali di particolari collezioni.
|